atto secondo
Ludwig Wittgenstein è tornato cambiato dalla guerra e nell’agosto del 1919 ha già preso una decisione che, almeno nelle intenzioni, dovrà cambiare radicalmente il corso della sua esistenza.
1 Il mondo è tutto ciò che accade.
Inizia così il “Tractatus logico-philosophicus”, il testo che Wittgenstein considera definitivo, pensando sinceramente di aver detto tutto ciò che si può dire sul mondo con il linguaggio. Ovvero di aver tracciato una linea di confine tra le preposizioni sensate, quindi con un contenuto di verità e quelle solo apparentemente sensate che, proprio per questo, allontanano il pensiero dalla possibilità di esprimere qualche verità.
7 Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.
Così termina il manoscritto. Al momento nessuno editore vuole pubblicarlo. perché è davvero uno strano testo. Mistico.
Wittgenstein non ha tralasciato di considerare ciò che ritiene l’evento fondamentale della sua esistenza: il “salto” nella fede.
6.432 Come il mondo è, è per l’Altissimo del tutto indifferente. Dio non si manifesta nel mondo.
6.44 Non come il mondo è, è il mistico, ma il fatto che è.
6.5 Una risposta che non si possa esprimere a parole, non ammette nemmeno una domanda esprimibile a parole.
L’enigma non c’è.
Se una domanda può essere posta, è anche possibile darle una risposta.
Poiché tutto è risolto, questo almeno ritiene Wittgenstein nel 1919, è inutile continuare a preoccuparsi della filosofia: non saprebbe cos’altro aggiungere a ciò che ha scritto nel “Tractatus”.
Si tratta ora di trasferire nella propria esistenza concreta quella serenità mistica, quella intesa con il mondo che ha sperimentato nei momenti di angoscia vissuti al fronte negli anni della guerra.
Ludwig Wittgenstein ha un patrimonio famigliare immenso e ne è l’erede principale. Vuole liberarsene e ha anche deciso che non tornerà al Trinity College di Cambridge, ma farà il maestro elementare.
Rinuncia dunque all’eredità a favore delle due sorelle e dell’unico fratello rimasto in vita. Gli altri sono scomparsi in circostanze tragiche.
Hermine Wittgenstein, la sorella più legata a Ludwig, non comprendendo le ragioni di quella scelta, lo rimprovera:
«Non riesco proprio ad immaginarti come maestro, Tanto più che a Cambridge tutti ti considerano ancora il migliore. È come se ti incaponissi nell’idea assurda di voler aprire una scatola di latta con uno strumento di precisione, quando invece basta molto meno».
Così gli risponde lui.
«Mi ricordi un uomo che guarda attraverso una finestra chiusa e che non riesce a capire gli strani movimenti di un passante; non ci riesce perché non sa quale tempesta si è scatenata là fuori, e che quell’uomo forse fa fatica a tenersi in piedi».
Ancora una volta la finestra resta chiusa.
La finestra” è un racconto in cinque atti…