L’aria marina oltrepassa i campi e sibila tra le abitazioni di Franeker. È una giornata gelida.
Preoccupato dall’idea di prendersi un malanno, René Descartes ha acceso il camino sin da quando si è destato e ora siede allo scrittoio intento a vergare una lettera.
Era stato un bambino cagionevole. Ricordava con sgomento gli attacchi di tosse, la stessa tosse che aveva portato via sua madre quando lui aveva solo un anno.
«Vorrei dedicare il tempo che mi resta», ha appena finito di scrivere nella lettera «allo studio della natura onde offrire alla medicina norme più sicure di quelle ora in uso».
Una strana luminosità avvolge la stanza. Conosce bene il fenomeno ottico provocato dalla rifrazione della luce sulle coltri di nuvole basse, ma non sono gli aspetti fisici ad attrarlo, bensì quel chiarore irreale che rende vaga ogni cosa. Si alza dalla seggiola e si avvicina alla finestra chiusa. Cadono sottili gocce di pioggia.
È il 12 ottobre dell’anno 1628. Il tempo è mutevole. Attraverso il vetro scorge i passanti procedere intabarrati.
Così conciati, con i mantelli, le giacche lunghe, i cappelli, sembrano personaggi di un sogno. E se non fossero esseri umani? Le stesse visioni che abbiamo quando siamo desti si presentano anche durante il sonno. Ecco potrebbe essere tutto un sogno. Come si può stabilire con certezza la linea di demarcazione tra i pensieri diurni, e quelli notturni? Tanto più che ci sono conoscenze vere sia nella veglia e nel sonno. Due più due fa sempre quattro anche nei sogni. Ma neppure le conoscenze matematiche e le dimostrazioni geometriche si sottraggono al dubbio. Nulla si sottrae al dubbio! I sensi che talvolta ci ingannano potrebbero ingannarci sempre. Gli esseri umani stessi, e io con loro, potrebbero non esistere affatto e la stessa esistenza potrebbe essere una illusione.
Questo pensa René Descartes scrutando le figure nella pioggia, chiedendosi quale certezza può avere di ciò che accade nella loro testa e anche nella sua.
Eppure pensare che tutto è falso rende necessario che lui, proprio perché lo pensa, sia qualcosa.
La finestra resta chiusa.
“La finestra” è un racconto in cinque atti